TRAINING AUTOGENO CONTRIBUTI
SITO IN COSTRUZIONE
La comunicazione non verbale
Il corpo comunica sempre qualcosa
Sergio De Lillo
Indice
Presentazione
1 La comunicazione umana
1.1 Gli assiomi della
comunicazione
1.2 Primo assioma:
l’impossibilità di non comunicare
1.3 Secondo assioma: livello di
contenuto e livello di relazione
1.4 Terzo assioma: la
punteggiatura della sequenza di eventi
1.5 Quarto assioma: comunicazione
numerica ed analogica
1.6 Quinto assioma: interazione simmetrica e complementare
2 La comunicazione non verbale
2.1 le funzioni della
comunicazione non verbale
2.2 Esprimere emozioni
2.3 Comunicare atteggiamenti
2.4 Partecipare alla
presentazione di sé
2.6 Sostenere, completare, modificare il discorso
3 I canali della comunicazione
non verbale
3.1 Sistema Cinesico
3.2 Sistema Aptico
3.3 Sistema Paraverbale
3.4 Sistema Prossemico
Conclusioni:
Bibliografia
Presentazione
Questa
tesina vuole essere un momento di approfondimento sulla comunicazione non
verbale, cercherò in forma sintetica di raggruppare varie teorie e studi, dal
modo di comunicare e sentire, dei vari aspetti che la compongono.
La mia
attenzione a questo argomento, si riassume nell’esigenza del Counsellor di
leggere e rispecchiare il cliente, sia nell’aspetto verbale che non verbale, non
solo per l’aiuto che il Counsellor può dare al cliente a riconoscere le proprie
emozioni ma per sentirle egli stesso attraverso una attenzione fluttuante, promuovendo
nel cliente l’Insight.
In
particolare ho ritenuto opportuno, avvalendomi di informazioni ricavate dalle
bibliografie, che citerò più avanti, costruire uno schema semplificativo che
possa essere un aiuto riassuntivo del linguaggio non verbale: viso e corpo, di
alcuni atteggiamenti caratteriali e delle conseguenze della cronicizzazione dei
blocchi muscolari “ vedi più avanti tabelle 1 e
L’importanza di approfondire questo lavoro è da
riflettere nelle parole di Carl Rogers :
“L’incapacità dell’uomo di comunicare è il risultato della
sua incapacità di ascoltare davvero ciò che viene detto”
1
La
comunicazione umana
Nello studio della comunicazione, si esaminano tre aspetti
fondamentali:
3)
La pragmatica, riguarda gli effetti che la comunicazione ha
sull’individuo e le interazioni con l’ambiente, Watzlawich in pragmatica della comunicazione, ha elaborato la teoria
Sistemico Relazionale. Questa teoria, vede l’essere umano come un sistema
comunicativo in continua interazione con l’ambiente circostante che influenza e
del quale è influenzato.
Gli studiosi, P. Watzlawich, H. Beavin e D.D. Jackson, hanno definito le proprietà della comunicazione,
attraverso cinque assiomi:
1.
Non
si può non comunicare
2.
Ogni
comunicazione ha in sé un aspetto di contenuto ed uno di relazione
3.
Ogni
comunicazione è condizionata dalla punteggiatura degli scambi.
4.
La
comunicazione ha sempre una parte digitale ed una analogica
5.
L’interazione
può essere simmetrica o complementare.
1) Non si può non
comunicare, definirei questo l’assioma
fondamentale della comunicazione, non a caso probabilmente il primo, identifica
proprio che, un essere umano, comunica in vario modo, lo sguardo vigile o
assente, la postura, il modo di disporsi su un tram o in una sala d’aspetto, se
parla o sta zitto, ci comunica sempre e comunque qualcosa;
2) Ogni
comunicazione ha in sé un aspetto di contenuto e di relazione, un messaggio esprime
sempre una notizia ed accanto un comando, tale da aiutare un terzo osservatore
a decodificare i ruoli esistenti fra le persone che comunicano ed il senso del
messaggio;
3) Ogni comunicazione è condizionata dalla
punteggiatura degli scambi, quest’assioma
identifica il timbro che caratterizza una
comunicazione. Questa caratteristica della comunicazione, ci aiuta a capire
meglio la natura di certi conflitti, dove ognuno dei partecipanti è convinto
che il motivo del conflitto sia l’altro, essendo parte reattiva della
comunicazione, è chiaro che diventa molto difficoltoso risolvere il conflitto
se non si passa ad un livello superiore di meta comunicazione, dove si esamina
la relazione e non il contenuto.
4) La comunicazione ha sempre una parte
digitale ed una analogica, ogni comunicazione ha
sempre una parte razionale “ descrittiva, semantica” ed una emotiva,
quest’ultima “inconscia” che si rileva osservando il linguaggio non verbale;
5) L’interazione può essere simmetrica o
complementare, a seconda che si tratti di una
comunicazione fra ruoli che esprimono posizioni di uguaglianza o differenza. In
questo senso è facile dedurre che un dialogo fra due professori possa essere
ascoltato in modo simmetrico, cioè da parte di uno dei due interlocutori
indifferentemente, la stessa cosa non vale per un dialogo fra l’insegnante e
l’alunno, ci sono frasi che di comando o chiarificazione che perderebbero di
senso se espresse dall’alunno all’insegnante e viceversa.
Quest’assioma pone l’accento sulle
gerarchie esistenti nelle relazioni” one up” e ”one down” esse non sono riferite al valore intrinseco
della persona ma al ruolo che in quel momento ha la persona investita di un
determinato compito o responsabilità, in questo senso un professore potrebbe
essere ” one up” rispetto
all’alunno ma poi dopo 5 minuti essere one down rispetto al gommista” one up”
che gli sta riparando la ruota
dell’automobile.
2
La comunicazione non verbale
È la parte della
comunicazione analogica, che non si avvale del livello digitale, semantico del
messaggio, cioè di quella parte verbale descrittiva della comunicazione.
2.1 Le funzioni del linguaggio NV sono:
Comunicare emozioni
Comunicare atteggiamenti interpersonali
Partecipare alla presentazione del sé
Completare, modificare o sostituire il linguaggio verbale.
2.2
Comunicare emozioni
Le emozioni sono
l’espressione di quello che ci capita, il nome e-mozioni, indica ciò che ci
muove, in questo senso il canale non verbale, è il canale privilegiato per la
testimonianza attiva e/o passiva delle emozioni.
Le emozioni, secondo Robert Plutchik, sono risposte evolutive per consentire alle specie animali
di sopravvivere (Plutchik, 1980). Egli distingue le emozioni in primarie e
complesse; egli ha evidenziato 8
emozioni primarie, definite a coppie in modo polare opposto, le quali
accoppiandosi formano altrettante emozioni secondarie e loro derivate. Vedi
figura 1
Secondo Paul Ekman, che fece un
lavoro nel 1972 seguendo una Tribù della Papua Nuova Guinea isolata dal resto
del mondo, le espressioni "base" universali sono:
· Tristezza· Gioia· Paura· Sorpresa
Ekman ha inteso
dimostrare che, contrariamente alla convinzione di alcuni antropologi tra cui Margaret Mead, le espressioni facciali e le
emozioni non sono determinate dalla cultura di un posto o dalle tradizioni ma
sono universali ed uguali per tutto il mondo, ciò indica che quindi sono di
origine biologica .
Ekman
ampliò la sua lista di emozioni base nel 1992 aggiungendo:
·
Divertimento
·
Disprezzo
·
Contentezza
·
Colpa
·
Orgoglio dei suoi successi
·
Sollievo
·
Piacere sensoriale
·
Vergogna
In un progetto di ricerca insieme al Dr. Maureen O'Sullivan, denominato Progetto Wizards,
Ekman scoprì le microespressioni facciali, le quali possono dare un contributo
a rivelare se una persona mente o no. Dopo aver testato un totale di 20.000
persone provenienti da tutti i ceti sociali, ha trovato solo 50 persone che
avevano la capacità di individuare l'inganno, senza alcun addestramento
formale. Questi talenti naturali sono noti anche come "Truth
Wizards", o maghi di rilevazione inganno dal contegno. Ha sviluppato il
Facial Action Coding System (FACS) per classificare ogni espressione del viso
umano. Ekman ha condotto e pubblicato ricerche su una vasta gamma di argomenti
nell'ambito generale del comportamento non verbale. Il suo lavoro sulla
menzogna, per esempio, non era limitato al viso, ma anche per l'osservazione
del resto del corpo. Nella sua professione, utilizza anche la semiotica, la prossemica e la cinesica. Attualmente è nel Consiglio Editoriale
della rivista Greater Good, pubblicato dalla Greater Good Science centro della
University of California, Berkeley. I suoi contributi comprendono l'interpretazione
della ricerca scientifica nelle radici della compassione, altruismo, serenità e
spirito di collaborazione. Ekman ha lavorato anche a un software di rilevamento
emozionale chiamato Face Reader. Lo stesso
Ekman afferma però che nessuna macchina può sostituire l'uomo per rilevare le
menzogne. Fonte: Wikipedia
Ekman e Plutchik
, in merito allo studio delle emozioni, in particolare nel tentativo
d’individuare l’emozioni primarie, non sono soli e possiamo dire che sono in
buona compagnia, vedi schema di Figura 2 :
|
2.3
Comunicare atteggiamenti interpersonali
la natura analogica e quindi di relazione del
linguaggio non verbale, si basa anche sui giudizi e le impressione che le
persone si fanno degli altri, uno stile comune che sottende ad una necessità
d’integrazione ed affiliazione.
Argyle (1978) definisce cinque tipi di atteggiamenti
interpersonali: 1)l’affiliazione, caratterizzata da comportamento amichevole, frequente
contatto visivo, prossimità fisica e sorrisi (su base innata e/o per
acquisizione da esperienze familiari); 2)l’attrazione sessuale, che comprende segnali simili ma più intensi dei precedenti
(rossore, traspirazione, dilatazione delle pupille); 3)il rifiuto e l’aggressività, cioè quelli contrari ai precedenti; 4)la dominanza: tono vocale più alto, postura eretta, espressione attenta;
tale atteggiamento, se fondato solo sul comando viene rifiutato, se associato a
elementi affiliativi, riesce a influenzare;
5)la
sottomissione e la rappacificazione: cioè l’esatto
contrario della dominanza. Fonte: Laboratorio – La comunicazione
interpersonale- dott.ssa M.C. Verdicchio
2.4 Partecipare
alla presentazione di sé Questa funzione è anch’essa presente a forza di cose, un po’ come il
primo assioma della comunicazione, possiamo dire, che un individuo non potrebbe,
non enunciare se stesso da come si presenta, anche se lo volesse. Il linguaggio
non verbale della sua comunicazione, il modo di vestirsi, truccarsi,
atteggiarsi, ed in ultimo la sua armatura muscolare “che vedremo nel capitolo 3.1 Sistema Cinesico” , denunciano il
proprio modo di essere e rappresentarsi voluto o non. Per quanto riguarda la
presentazione di sé, bisogna rilevare che anche l’auto descrizione è elemento
essenziale per la determinazione dell’approccio alla comunicazione
dell’individuo. aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
2.5 Sostenere, completare, modificare il
discorso
Il linguaggio non verbale ha anche la
funzione di rendere un discorso congruo oppure no, a seconda del parallelismo
che l’osservatore riscontra fra linguaggio verbale e non verbale, quest’ultimo,
può anche involontariamente essere di sostegno a quello che si sta dicendo,
completarlo o addirittura sconfessarlo, molti comici utilizzano proprio un
linguaggio incongruo per suscitare ilarità nel pubblico.
3.0 I canali della comunicazione non verbale i canali della comunicazione non
verbali sono:
3.1
Sistema Cinesico
Espressioni
facciali; Movimento del Corpo; Gestualità delle mani;
3.2
Sistema Aptico
Contatto
fisico
3.3
Sistema Paraverbale
Tono della voce,
Ritmo, Volume;
3.4
Sistema Prossemico
Distanza
interpersonale, modalità in cui si vanno ad occupare gli spazi.
3.1
Sistema Cinesico
· Espressioni
facciali
Sempre
secondo P.Ekman, le espressioni facciali generano l'esperienza emotiva
corrispettiva, rispetto ad un paradigma di induzione muscolare e che nel 1884
James, dopo il laboratorio di Wundt a Lipsia, definisce le emozioni come “il
sentire” to feel, definendo una teoria periferica per
l'emozione, quale meccanismo retroattivo dalla periferia dell'organismo, al
sistema nervoso centrale. L'evento emotigeno genera risposte neurovegetative e
modificazioni neurofisiologiche.
|
In figura 3 la rappresentazione facciale di quelle che a
maggioranza, sono riconosciute come le emozioni fondamentali:
Tristezza, Paura, Gioia, Disgusto, Rabbia, Sorpresa
Lowen dice che il volto è la prima cosa che si presenta al mondo
ed è la prima cosa che si esamina in una persona. La parola volto, viene usata
per identificare dell’individuo, il suo io. Quando una persona nasconde il suo
volto, l’impressione che se ne riceve è che il suo io si senta umiliato, siamo
soliti immaginare alla vergogna.
Talvolta,
mistifichiamo il nostro stato d’animo, rispetto ad avvenimenti o persone,
dissimulando le nostre emozioni con espressioni non congrue al nostro stato
d’animo, ciò produce uno stato di tensione interna ed una rigidità dei muscoli
interessati che a lungo andare, si cronicizzano, generando delle vere e proprie
armature muscolari del viso, che nel tempo si forgia in tal senso. Vedi figura 4
Il
volto è la cartina tornasole delle contrazioni, dei centocinquantaquattro
muscoli che formano il nostro viso, una vera e propria maschera, capace
d’interpretare tutti gli stati d’animo della persona e di dissimularne
altrettanti.

|
I muscoli facciali:
·
i
muscoli temporali , sono quelli che muovono mascelle e
occhi, è chiaro che il movimento degli occhi e la contrazione delle mascelle in
determinati momenti, possano dare una lettura di congruità o meno del discorso;
·
i
muscoli pellicciai, questi sono proprio tanti e sono
molto sensibili ad ogni cenno di nervosismo o di emozione, ne esamineremo
alcuni cercando dare spiegazione della loro funzione meccanica e psicologica: vedi
tabella 1 e figura 5
|
·
Movimento
del Corpo
Anche il corpo come il viso fa da cartina torna
sole, delle emozioni profonde che stiamo provando ed anche in questo caso
atteggiamenti incongrui e ricorrenti, tendono a cronicizzarsi, dando vita al
carattere della persona, che secondo Wilhelm Reich, ha dei riflessi visivi sull’atteggiamento posturale
dell’individuo a causa delle contrazioni muscolari, sempre presenti a causa dei
blocchi emotivi che la persona mette in atto per non sentire l’angoscia
prodotta da certe situazioni indesiderate o pericolose.
Il corpo soprattutto nelle parti periferiche è la
parte solitamente più trascurata al controllo cosciente e proprio per questo
rivelatrice di disagi e incongruenze che il linguaggio analogico rivela.
Wilhelm
Reich ha eseguito interessanti studi che hanno portato ad individuare delle vere
e proprie armature muscolari o corazze muscolari. Secondo Reich il carattere non sarebbe altro
che il modo di reagire agli eventi della vita da parte di una persona.
L’analisi dei diversi caratteri, scrive
Reich “ è in
grado di dimostrare che si tratta semplicemente di diverse forme dell’armatura
dell’io. Dietro l’esagerata gentilezza dell’uno agisce storicamente non meno
angoscia di quella che condiziona l’altro. La differenza sta solo nel fato, un
destino diverso ha indotto una persona a risolvere, la propria angoscia in un
determinato modo e l’altra in un altro modo.” In effetti egli sostiene che: attraverso
i blocchi muscolari - emotivi si possono
identificare i dati caratteristici del carattere di una persona; In tal senso
per Reich, il carattere è un meccanismo di protezione, agli stimoli esterni.
Reich suddivide il corpo in sette segmenti entro i quali avvengono i blocchi
emotivi che si riflettono in blocchi muscolari, i quali come nel caso delle
contratture meccaniche – muscolari hanno la funzione di difesa dell’organismo
all’esposizione di guai peggiori, per l’appunto in questo caso, l’esposizione
ad angosce pericolose,
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I
segmenti sono: oculare, orale,
cervicale, toracico, diaframmatico, addominale, pelvico ” vedi figure 6 e
I tipi
caratteriale, vengono ben suddivisi ed individuati, attraverso la combinazione
di talune zone di blocco, che si determinano in funzione della psicologia messa
in atto per difesa dal soggetto.
I
blocchi possono determinarsi, per difesa rispetto ad avvenimenti di vita anche
in età neonatale o addirittura pre-natale, a causa dell’interazione madre –
figlio si possono determinare sin dalla fase di suzione, sentimenti di
deprivazione ( il caso del Tipo Orale) o di dissociazione dai sentimenti ( il
caso del Tipo Schizoide) ecc.
Effetti
di questi blocchi, dal punto di vista bioenergetico, possono essere talvolta la
frammentazione delle energie, altre la dissipazione delle stesse, altre ancora
l’accumulo in una determinata area a svantaggio di altre, che restano alla
periferia dei sentimenti oltre che di energia.
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Tabella n.2 - TIPI CARATTERIALI di Reich
L’allievo di Reich, Alexander Lowen, ha messo appunto
un sistema formato da esercizi fisici, contatti e posizioni, nonché tecniche
respiratorie, per realizzare una sana integrazione fra corpo e mente la “ Bioenergetica “.
3.2 Sistema Aptico
Attiene alla comunicazione del modo
e della frequenza con la quale si ricerca il contatto fisico nella
comunicazione non verbale, cosa esso ci comunica, relativamente ad un disagio
ad un momento di gioia o ad un atto sessuale.
·
Movimento
delle mani
A
chiudere il sistema cinesico, vi sono le mani ed i loro movimenti inconsapevoli,
anche se in misura inferiore rispetto a gambe e piedi (data la maggiore
esposizione alla vista altrui, si tende ad un maggiore controllo, che non è mai
totalitario ), le mani sfuggono al nostro controllo e possono essere indicatori
di disagi o incongruità dei messaggi che diamo.
Per le
mani come per il viso, essendo parte di un armamentario spesso controllato
dalla nostra coscienza, vanno osservati con cura allo scopo di capire se si
tratti di atti premeditati o spontanei, non è difficile notare casi di persone
che parlando dell’esigenza di pace, battano i pugni contro la scrivania,
segnale evidente d’incongruenza fra messaggio verbale e non verbale
(comunicazione digitale ed analogica)
L’uso
deliberato, più o meno accentuato delle mani , come per altri strumenti della
comunicazione, possono essere condizionati da fattori culturali ed etnici.
3.2
Sistema Aptico
La Percezione aptica è il processo di riconoscimento degli oggetti
attraverso il Tatto. La percezione aptica deriva dalla
combinazione tra la percezione tattile data dagli oggetti sulla superficie
della pelle (viene letta la
conformazione e la rugosità degli oggetti) e la Propriocezione che deriva dalla posizione
della mano rispetto all'oggetto.
Le persone
possono rapidamente ed in modo accurato identificare un oggetto tramite il
tatto. Il riconoscimento avviene tramite una procedura di esplorazione come ad
esempio muovere le dita sulla superficie dell'oggetto oppure tenendo l'oggetto
intero in mano.
Gibson
definisce il sistema aptico
come la "sensibilità dell'individuo verso il mondo adiacente al suo
corpo". Gibson e altri enfatizzano lo stretto
nesso tra la percezione aptica ed i movimenti del corpo.
La percezione aptica deriva inoltre
dalle forze sperimentate durante la tastazione degli oggetti. Fonte:
Wikipedia
La propriocezione è la capacità di percepire e riconoscere la posizione
del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista. La propriocezione assume un'importanza
fondamentale nel complesso meccanismo di controllo del movimento. Fonte: Wikipedia
L'aptica e il contatto corporeo.
oltre all’aspetto percettivo, il sistema aptico nel nostro caso specifico,
attiene al contatto corporeo e cosa esso possa significare in termini di
bisogno fondamentale della persona, in che modo può influire sul linguaggio non
verbale, per esempio, nei bambini in riferimento ai tipi di attaccamento
(esperimento scimmia/fantoccio).
In particolare è utile
notare la tipologia e la sequenza del contatto, la reciprocità, la ricerca più
o meno frequente, se questo avvenga in condizioni di simmetria oppure di
asimmetria di ruoli.
Il toccare l'altro è un atto comunicativo che influenza
la natura e la qualità della relazione e che esprime diversi atteggiamenti
interpersonali → nei rapporti amorosi il contatto invia messaggi di affetto,
coinvolgimento e attrazione sessuale.
Il contatto corporeo serve anche a comunicare una relazione di dominanza e di
potere poiché di solito le persone che occupano una posizione sociale dominante
hanno la libertà di toccare coloro che sono in posizione con minor potere. In
altre circostanze invece il contatto è regolato attraverso rituali che vi
attribuiscono uno specifico significato legato al contesto in uso (es. baci per
salutare).
Il contatto corporeo ha molteplici effetti: una persona che tocca è ritenuta
cordiale, disponibile ed estroversa → favorisce empatia e accondiscendenza; al
contrario il contatto corporeo può suscitare reazioni negative di fastidio e di
irritazione.
Ci sono molte differenze culturali anche per l'aptica. Fonte www.tesionline.it
3.3
Sistema Paraverbale
La voce è rivelatrice dell’autenticità degli stati
emotivi e gli atteggiamenti interpersonali di una persona, in ogni caso per
evitare di cadere nelle trappole della dissimulazione, sarà sempre utile,
prendere in esame più canali contemporaneamente e più dati per ogni canale,
questo basandoci sul fatto che un controllo totale appare alquanto impensabile
da sostenere, soprattutto nel tempo; i caratteri vocali come il riso ed il
pianto, le vocalizzazioni che sostengono il discorso, come mhm, eh, ah, ecc., unite alle caratteristiche extralinguistiche dettate dall’anatomia tipica di ogni persona, consentono
d’identificarne la voce (timbro della voce) .
Il paraverbale o paralinguistico, non attiene nè
alla sintassi, nè alla semantica ma valuta altri fattori quali: il tono della voce ( acuto, basso), il volume ( debole, forte), l’accento con cui si enfatizza la pronuncia
delle parole, la velocità del parlato.
Ad
esempio, la paura può provocare un
aumento del tono della voce, e del ritmo del parlato, mentre una persona triste
tende a parlare lentamente e con un tono di voce basso.
Allo stesso modo il tono della voce assume significati
diversi, a seconda dell’enfasi e quindi dell’emozione utilizzata nel discorso,
ad esempio: il giudizio dei professori sul rendimento scolastico di uno
studente:
a.
“Niente male” (con un
tono deluso e sfiduciato)
b.
“Niente male” (con un
tono incoraggiante, ma non ancora appagato)
c.
“Niente male”
(con un tono ottimista e fiducioso)
Sebbene
gli insegnanti utilizzino la stessa frase, il ragazzo ha tre diverse
valutazioni, utilizzando toni diversi; nel primo caso i risultati scolastici
sono definiti mediocri, nel secondo quasi sufficienti, nel terzo ottimi.
Il cambio di tono in un discorso, serve a dare importanza ai messaggi, dare
sicurezza, autorevolezza a ciò che si dice. La tonalità della voce può rendere
congruo oppure incongruo un messaggio, spesso un discorso apparentemente serio,
può essere reso comico grazie alla sapienza comunicativa dell’attore nell’uso
del tono, delle pause, cioè del ritmo e così via.
Anche
la disposizione delle parole nelle frasi può modificare il significato di
un’espressione.
ad esempio:
1.
È intelligente, ma non
s’impegna.
2. Non s’impegna, ma è intelligente.
L’aspetto non verbale di
questo ragionamento apparentemente, appartenente al comparto della sintassi,
sta nel fatto che solitamente, mettiamo in primo piano ciò che è reale ed in
secondo piano una frase di bilanciamento.
In
ogni caso il linguaggio non verbale assume grande importanza nella
comprensione di un discorso, sia per il counselor che per il cliente, visto che
da più parti gli si attribuisce buona parte del significato del discorso, circa
il 38%, che se sommato al 55% del restante canale non verbale, raggiungono
insieme il 93% della comunicazione.
Bene, siamo arrivati
al punto di poter definire che il
linguaggio verbale,” digitale ” ha in una conversazione il peso del 7% , questo
è un aspetto che il Counselor deve tener ben presente nella sua fase d’ascolto;
per cui chi trascurasse quest’aspetto, basandosi sull’esclusiva valutazione del
linguaggio verbale, rischierebbe di vedere mutilata sia la sua capacità d’ascolto che di rimando e
senza accorgersi, per tutti gli sforzi che potrebbe fare, darebbe al cliente la
sensazione di non essere ascoltato abbastanza o peggio di non essere compreso.
3.4
Prossemica
Un altro aspetto che influisce sulla comunicazione analogica è la
prossemica, cioè la distanza interpersonale e
il modo in cui si vanno a occupare gli spazi.
Il termine inglese da cui deriva è proximity, prossimità.
Accade
continuamente, pensiamo di non curarcene, che certe cose siano involontarie o
casuali, in realtà, noi decidiamo sempre e lo facciamo per vari motivi a
seconda del nostro ceppo etnico o culturale ma anche per interpretazioni più
personali.
Quando siamo nella
sala d’aspetto di un medico o al cinema, la cosa che accade più spesso è di
lasciare un vuoto fra noi, il nostro gruppo e gli altri, ci sediamo seguendo
degli schemi che variano, secondo il sesso, delle persone già presenti,
dell’età, delle similitudini, delle differenze, tutto questo avviene in pochi
istanti e apparentemente senza il nostro coinvolgimento decisionale. Quando
invece, come nel caso dell’autobus o dell’ascensore siamo costretti per motivi
di mancanza di spazio a soprassedere a questa regola, reagiamo irrigidendoci o
spostando la nostra attenzione nel guardare la targhetta del peso massimo
trasportabile, per nascondere l’imbarazzo. Le origini di questo comportamento
vengono da lontano, entra in gioco il nostro io atavico ed il senso
d’inferiorità, stare vicino ad esseri della propria specie e lontano dalle
belve feroci, ad una distanza minima di sicurezza che consentisse la fuga, era
salvifico sia per l’uomo primitivo che per tante specie animali.
In definitiva, anche oggi, in assenza di belve feroci, l’uomo ha una
attenta gestione dello spazio fisico, che ci comunica qualcosa in riferimento a
noi stessi ed agli altri. Una Bolla Prossemica ci avvolge, ci
protegge ed è uno strumento di dialogo continuo nelle relazioni quotidiane,
attraverso la lettura dell’uso che le persone fanno dello spazio intorno a
loro, possiamo leggere una serie di fatti: il grado di intimità fra le persone,
di dominanza o inferiorità, di ceppo d’appartenenza, di familiarità, di
amicizia, di conoscenza, di ruolo come nel caso della distanza pubblica per
esprimersi al meglio e con voce alta al pubblico, secondo uno secondo di ruolo
e contro ruolo.
Il termine è stato introdotto
dall'antropologo Eduard T. Hall nel
1963 per indicare lo studio delle relazioni di vicinanza nella Comunicazione
interpersonale. Hall ha osservato che la distanza sociale è
correlata con la distanza fisica ed ha definito e misurato quattro 'zone'
interpersonali:
È bene precisare che lo studio di
Hall è stato eseguito sulla popolazione nord americana, pertanto la
quantificazione metrica è valida per quelle popolazioni, mentre la
classificazione generale è estendibile a qualunque gruppo sociale.
1.
La distanza
intima, la distanza del conforto, della
lotta, della protezione (da zero a
2. La distanza
personale, la distanza della sfera
protettiva del sé o zona cuscinetto (da
3. La distanza
sociale, il limite di dominio in cui si
esprime il rapporto con lo spazio (da
4. La distanza
pubblica, tipica delle situazioni
protocollari e ufficiali (dai
Per la zona intima, il punto di vista
di Francesco Pedrini, allievo e collaboratore di Lowen e Grossman, di dichiarata matrice
bioenergetica, è che questa è l’area affettiva per eccellenza, essa si estende dal punto in cui ci troviamo
fino all’estremità del nostro braccio, tenuto a contatto con il corpo. Secondo
il Pedrini, parliamo della zona affettiva per eccellenza, in quanto a quella
distanza non si potrebbe sferrare un pugno all’interlocutore, ma per fare ciò, bisognerebbe indietreggiare nella zona
personale.
È bene notare che pur essendo lo schema
su indicato estendibile all’essere umano in generale, nel particolare vi sono
notevoli differenze interpretative che variano per nazionalità o anche per
interpretazioni locali o personali.
In tal senso, rileviamo il modo
d’interpretare la proprietà privata da parte degli statunitensi, pensiamo alle
tipiche ville americane costruite senza barriere, ai Tedeschi che invece
richiedono una privacy più spinta, ritenendo una violazione della stessa il
solo volgere lo sguardo nel proprio giardino da parte di un estraneo. Ancora è
singolare la differenza con i Giapponesi e gli arabi, abituati a relazionarsi a
distanze molto più ravvicinate rispetto ai popoli nord europei; tant’è che in
giapponese non esiste la traduzione letterale di privacy, le persone vivono
vari ambienti secondo l’ora o la stagione, tutti insieme ed al centro della
stanza, dove sono posti gli arredi a differenza degli occidentali che pongono
gli arredi sulle pareti, eppure fra gli stessi Giapponesi ed Arabi esistono
sostanziali differenze nell’interpretare gli spazi casalinghi. Anche fra
inglesi ed americani, vi sono esigenze di privacy diverse nel vivere gli ambiti
domestici, gli americani richiedo l’uso privato di una camera , gli inglesi
sono abituati a vivere tutti insieme.
Vi
sono anche differenze concernenti le angolazioni, per esempio gli
italiani prediligono la relazione frontale mentre Francesi ed Inglesi
preferiscono porsi di fianco all’interlocutore.
L’angolazione, in ogni caso ha vari significati, per esempio può capitare di vedere
tre ragazzi dialogare, due dei quali più intimi sono posti di fianco ed il
terzo in una gerarchia di diversa condivisione e complicità si ritrova di
fronte. La stessa cosa avviene soventemente quando a dialogare vi sono 2 donne
ed un uomo, anche se comunque prevale sempre il grado d’intimità fra le persone
che prendono parte alla relazione. L’angolazione ha anche altri significati,
per esempio negli incontri intimi, dove è importante poter osservare da vicino
lo sguardo dell’altro per leggerne le emozioni in modo istantaneo.
Conclusioni:
Il linguaggio non verbale è uno
strumento per il Counselor imprescindibile nel suo lavoro, porre attenzione al
come si comunica e come comunica il cliente è importante, come ci dice il primo
assioma della comunicazione, volente o no, comunichiamo sempre, anche quando
pensiamo di non farlo; partendo da questo assunto, possiamo percepire e
rimandare al cliente le cose dette e quelle fra virgolette non dette o potremmo
meglio dire, non dette attraverso i canali soliti; definire il timbro della
conversazione, la punteggiatura degli scambi, la parte descrittiva e quella
affettiva della relazione, aiuta il counselor ad una meta-comunicazione ed il
cliente ad una meta-comprensione.
È proprio la comprensione il primo
atto del auto-cambiamento, ogni volta che vi è comprensione diversa, le
risposte dell’individuo saranno diverse.
Abbiamo visto quanto la CNV aiuti
alla maggiore comprensione delle emozioni, di quanto queste sono espresse più
attraverso il linguaggio NV che con il linguaggio verbale e che questo
linguaggio, quello delle emozioni, lascia traccia sul nostro corpo e sul viso e
che attraverso queste tracce, possiamo riconoscere il tipo caratteriale del
soggetto; è bene dire a tal proposito, onde fugare immediatamente dubbi in
merito ad aspirazioni interpretative, che queste rivelazioni sono di aiuto a
percepire il modo nel quale il cliente si difende da certe angosce, attraverso
il modo in cui blocca il fluire delle emozioni e delle energie, non certo per
pensare di fare un identikit della persona, che risulterebbe quasi sempre
errato.
Ancora qualche parola, per dire che
l’errore sarebbe non solo per l’aspetto interpretativo ma metodologico,
centrandosi in quel caso non sulla persona ma sul modello.
Il cliente ci dirà molto, proprio utilizzando il corpo come strumento di dialogo ed il Counselor allo stesso modo potrà rispecchiare al cliente quella conversazione, in modo da aiutarlo a comprendere egli stesso il contenuto del suo messaggio, che talvolta potrebbe inglobare dei sunti emotivi rilevanti, di cui il cliente stesso non ha ancora coscienza.
Anche la prossemica del cliente deve
essere ascoltata, ogni movimento in avanti o indietro o di cambio di posizione,
riflette un movimento emotivo nel cliente, di cui il Counselor ha la responsabilità
di cogliere e restituire, quello che Carl Rogers definisce come “ Il riflesso
del sentimento”.
È bene per il Counselor, lo dico per
primo a me stesso, si ponga in un ascolto fluttuante, di un’attenzione non
rivolta al particolare, quanto al contenuto espresso d’intenzione -
contenuto-emozione, cioè un meta-ascolto; partendo da una sua predisposizione
empatica, come un musicista, colga e risuoni, attraverso lo strumento “ del
sé stesso ” le più piccole vibrazioni, come se fosse l’altro, solo così,
l’altrui persona potrà avere vantaggio, di riascoltare le proprie note,
cogliendo di volta in volta quella dissonante.
Bibliografia:
(IL LINGUAGGIO SEGRETO DEL CORPO –
Francesco Padrini De Vecchi editore- gennaio 2000)
(Psicologicamente – Manuale di
Psicologia della Comunicazione- Marina Asprella Libonati- Fulvia Russiello-
editore CLITT – anno 2012)
www.studiamo.it/pages/comunicazione-la-comunicazione-non-verbale
http://www.srcomunicazione.it/le-discipline-analogiche
http://spazioinwind.libero.it/risvegliodiadamo/la_dinamica_del_cervello.htm
http://www.psicoanalisibookshop.it/schedaarticolo_stampa.asp?ID=820
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