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La comunicazione non verbale

Il corpo comunica sempre qualcosa

Sergio De Lillo

Indice

   Presentazione

1    La comunicazione umana

1.1 Gli assiomi della comunicazione

1.2 Primo assioma: l’impossibilità di non comunicare

1.3 Secondo assioma: livello di contenuto e livello di relazione

1.4 Terzo assioma: la punteggiatura della sequenza di eventi

1.5 Quarto assioma: comunicazione numerica ed analogica

1.6 Quinto assioma: interazione simmetrica e complementare

2    La comunicazione non verbale

2.1 le funzioni della comunicazione non verbale

2.2 Esprimere emozioni

2.3 Comunicare atteggiamenti

2.4 Partecipare alla presentazione di sé

2.6 Sostenere, completare, modificare il discorso

3     I canali della comunicazione non verbale                                    

3.1 Sistema Cinesico

3.2 Sistema Aptico

3.3 Sistema Paraverbale

3.4 Sistema Prossemico

  

  Conclusioni: 

  

  Bibliografia

 

Presentazione

 

Questa tesina vuole essere un momento di approfondimento sulla comunicazione non verbale, cercherò in forma sintetica di raggruppare varie teorie e studi, dal modo di comunicare e sentire, dei vari aspetti che la compongono.

 

La mia attenzione a questo argomento, si riassume nell’esigenza del Counsellor di leggere e rispecchiare il cliente, sia nell’aspetto verbale che non verbale, non solo per l’aiuto che il Counsellor può dare al cliente a riconoscere le proprie emozioni ma per sentirle egli stesso attraverso una attenzione fluttuante, promuovendo nel cliente l’Insight.

 

In particolare ho ritenuto opportuno, avvalendomi di informazioni ricavate dalle bibliografie, che citerò più avanti, costruire uno schema semplificativo che possa essere un aiuto riassuntivo del linguaggio non verbale: viso e corpo, di alcuni atteggiamenti caratteriali e delle conseguenze della cronicizzazione dei blocchi muscolari “ vedi più avanti tabelle 1 e 2” e schemi relativi alle espressioni del viso ed alle armature muscolari del corpo in riferimento ai tipi caratteriali ed al modo di favorire o meno il naturale fluire delle emozioni o il blocco delle stesse.

 

L’importanza di approfondire questo lavoro è da riflettere nelle parole di Carl Rogers :

 

“L’incapacità dell’uomo di comunicare è il risultato della sua incapacità di ascoltare davvero ciò che viene detto”
 

1         La comunicazione umana

 

Nello studio della comunicazione, si esaminano tre aspetti fondamentali:

1)     La sintassi, studia le regole che danno senso ad un determinato codice, il quale è formato da un lessico e da una grammatica, in grado di determinare la decodificazione del messaggio;
2)     La Semantica, che studia l’associazione dell’immagine acustica e quella mentale, la parola se non associata ad un’immagine mentale non ha senso nella nostra mente, è proprio grazie a questa associazione che l’essere umano da un senso compiuto alla parola ;

3)     La pragmatica, riguarda gli effetti che la comunicazione ha sull’individuo e le interazioni con l’ambiente, Watzlawich in pragmatica della comunicazione, ha elaborato la teoria Sistemico Relazionale. Questa teoria, vede l’essere umano come un sistema comunicativo in continua interazione con l’ambiente circostante che influenza e del quale è influenzato.


Gli studiosi,
P. Watzlawich, H. Beavin e D.D. Jackson, hanno definito le proprietà della comunicazione, attraverso  cinque assiomi:

1.           Non si può non comunicare

2.           Ogni comunicazione ha in sé un aspetto di contenuto ed uno di relazione

3.           Ogni comunicazione è condizionata dalla punteggiatura degli scambi.

4.           La comunicazione ha sempre una parte digitale ed una analogica

5.           L’interazione può essere simmetrica o complementare.

 

1)      Non si può non comunicare, definirei questo l’assioma fondamentale della comunicazione, non a caso probabilmente il primo, identifica proprio che, un essere umano, comunica in vario modo, lo sguardo vigile o assente, la postura, il modo di disporsi su un tram o in una sala d’aspetto, se parla o sta zitto, ci comunica sempre e comunque qualcosa;

2)      Ogni comunicazione ha in sé un aspetto di contenuto e di relazione, un messaggio esprime sempre una notizia ed accanto un comando, tale da aiutare un terzo osservatore a decodificare i ruoli esistenti fra le persone che comunicano ed il senso del messaggio;

3)      Ogni comunicazione è condizionata dalla punteggiatura degli scambi, quest’assioma identifica il timbro che caratterizza  una comunicazione. Questa caratteristica della comunicazione, ci aiuta a capire meglio la natura di certi conflitti, dove ognuno dei partecipanti è convinto che il motivo del conflitto sia l’altro, essendo parte reattiva della comunicazione, è chiaro che diventa molto difficoltoso risolvere il conflitto se non si passa ad un livello superiore di meta comunicazione, dove si esamina la relazione e non il contenuto.

4)      La comunicazione ha sempre una parte digitale ed una analogica, ogni comunicazione ha sempre una parte razionale “ descrittiva, semantica” ed una emotiva, quest’ultima “inconscia” che si rileva osservando il linguaggio non verbale;

5)      L’interazione può essere simmetrica o complementare, a seconda che si tratti di una comunicazione fra ruoli che esprimono posizioni di uguaglianza o differenza. In questo senso è facile dedurre che un dialogo fra due professori possa essere ascoltato in modo simmetrico, cioè da parte di uno dei due interlocutori indifferentemente, la stessa cosa non vale per un dialogo fra l’insegnante e l’alunno, ci sono frasi che di comando o chiarificazione che perderebbero di senso se espresse dall’alunno all’insegnante e viceversa.

Quest’assioma pone l’accento sulle gerarchie esistenti nelle relazioni” one up” e ”one down”  esse non sono riferite al valore intrinseco della persona ma al ruolo che in quel momento ha la persona investita di un determinato compito o responsabilità, in questo senso un professore potrebbe essere ” one up”  rispetto all’alunno ma poi dopo 5 minuti essere one down rispetto al gommista” one up”  che gli sta riparando la ruota dell’automobile.


2               La comunicazione non verbale

È la parte della comunicazione analogica, che non si avvale del livello digitale, semantico del messaggio, cioè di quella parte verbale descrittiva della comunicazione.

 

2.1   Le funzioni del linguaggio NV sono:

Comunicare emozioni

Comunicare atteggiamenti interpersonali

Partecipare alla presentazione del sé

Completare, modificare o sostituire il linguaggio verbale.

 

2.2     Comunicare emozioni

Le emozioni sono l’espressione di quello che ci capita, il nome e-mozioni, indica ciò che ci muove, in questo senso il canale non verbale, è il canale privilegiato per la testimonianza attiva e/o passiva delle emozioni.



Le emozioni, secondo
Robert Plutchik, sono risposte evolutive per consentire alle specie animali di sopravvivere (Plutchik, 1980). Egli distingue le emozioni in primarie e complesse;  egli ha evidenziato 8 emozioni primarie, definite a coppie in modo polare opposto, le quali accoppiandosi formano altrettante emozioni secondarie e loro derivate. Vedi figura 1

 Secondo Paul Ekman, che fece un lavoro nel 1972 seguendo una Tribù della Papua Nuova Guinea isolata dal resto del mondo, le espressioni "base" universali sono:


·     Rabbia·     Disgusto

·     Tristezza·     Gioia·     Paura·     Sorpresa

Ekman ha inteso dimostrare che, contrariamente alla convinzione di alcuni antropologi tra cui Margaret Mead, le espressioni facciali e le emozioni non sono determinate dalla cultura di un posto o dalle tradizioni ma sono universali ed uguali per tutto il mondo, ciò indica che quindi sono di origine biologica .

Ekman ampliò la sua lista di emozioni base nel 1992 aggiungendo:


·                  Divertimento

·                  Disprezzo

·                  Contentezza

·                  Imbarazzo

·                  Eccitazione

·                  Colpa

·                  Orgoglio dei suoi successi

·                  Sollievo

·                  Soddisfazione

·                  Piacere sensoriale

·                  Vergogna

 


In un progetto di ricerca insieme al Dr. Maureen O'Sullivan, denominato Progetto Wizards, Ekman scoprì le microespressioni facciali, le quali possono dare un contributo a rivelare se una persona mente o no. Dopo aver testato un totale di 20.000 persone provenienti da tutti i ceti sociali, ha trovato solo 50 persone che avevano la capacità di individuare l'inganno, senza alcun addestramento formale. Questi talenti naturali sono noti anche come "Truth Wizards", o maghi di rilevazione inganno dal contegno. Ha sviluppato il Facial Action Coding System (FACS) per classificare ogni espressione del viso umano. Ekman ha condotto e pubblicato ricerche su una vasta gamma di argomenti nell'ambito generale del comportamento non verbale. Il suo lavoro sulla menzogna, per esempio, non era limitato al viso, ma anche per l'osservazione del resto del corpo. Nella sua professione, utilizza anche la semiotica, la prossemica e la cinesica. Attualmente è nel Consiglio Editoriale della rivista Greater Good, pubblicato dalla Greater Good Science centro della University of California, Berkeley. I suoi contributi comprendono l'interpretazione della ricerca scientifica nelle radici della compassione, altruismo, serenità e spirito di collaborazione. Ekman ha lavorato anche a un software di rilevamento emozionale chiamato Face Reader. Lo stesso Ekman afferma però che nessuna macchina può sostituire l'uomo per rilevare le menzogne. Fonte: Wikipedia

Ekman e Plutchik , in merito allo studio delle emozioni, in particolare nel tentativo d’individuare l’emozioni primarie, non sono soli e possiamo dire che sono in buona compagnia, vedi schema di Figura 2 :

 

Figura 2

 

 

 

 

 

 

 


2.3     Comunicare atteggiamenti interpersonali                                                              la natura analogica e quindi di relazione del linguaggio non verbale, si basa anche sui giudizi e le impressione che le persone si fanno degli altri, uno stile comune che sottende ad una necessità d’integrazione ed affiliazione.                                                                   Argyle (1978) definisce cinque tipi di atteggiamenti interpersonali:  1)l’affiliazione, caratterizzata da comportamento amichevole, frequente contatto visivo, prossimità fisica e sorrisi (su base innata e/o per acquisizione da esperienze familiari);                                                                                                            2)l’attrazione sessuale, che comprende segnali simili ma più intensi dei precedenti (rossore, traspirazione, dilatazione delle pupille);                                                           3)il rifiuto e l’aggressività, cioè quelli contrari ai precedenti;                                        4)la dominanza: tono vocale più alto, postura eretta, espressione attenta; tale atteggiamento, se fondato solo sul comando viene rifiutato, se associato a elementi affiliativi, riesce a influenzare;                                                                                 5)la sottomissione e la rappacificazione: cioè l’esatto contrario della dominanzaFonte: Laboratorio – La comunicazione interpersonale- dott.ssa M.C. Verdicchio

 

2.4     Partecipare alla presentazione di sé                                                                Questa funzione è anch’essa presente a forza di cose, un po’ come il primo assioma della comunicazione, possiamo dire, che un individuo non potrebbe, non enunciare se stesso da come si presenta, anche se lo volesse. Il linguaggio non verbale della sua comunicazione, il modo di vestirsi, truccarsi, atteggiarsi, ed in ultimo la sua armatura muscolare “che vedremo nel capitolo 3.1 Sistema Cinesico” , denunciano il proprio modo di essere e rappresentarsi voluto o non. Per quanto riguarda la presentazione di sé, bisogna rilevare che anche l’auto descrizione è elemento essenziale per la determinazione dell’approccio alla comunicazione dell’individuo.                                               aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

2.5     Sostenere, completare, modificare il discorso                                                                   Il linguaggio non verbale ha anche la funzione di rendere un discorso congruo oppure no, a seconda del parallelismo che l’osservatore riscontra fra linguaggio verbale e non verbale, quest’ultimo, può anche involontariamente essere di sostegno a quello che si sta dicendo, completarlo o addirittura sconfessarlo, molti comici utilizzano proprio un linguaggio incongruo per suscitare ilarità nel pubblico.


3.0     I canali della comunicazione non verbale                                     i canali della comunicazione non verbali sono:

3.1 Sistema Cinesico

Espressioni facciali; Movimento del Corpo; Gestualità delle mani;

3.2 Sistema Aptico

        Contatto fisico

3.3 Sistema Paraverbale

       Tono della voce, Ritmo, Volume;

3.4 Sistema Prossemico

       Distanza interpersonale, modalità in cui si vanno ad occupare gli spazi.

 

 

3.1 Sistema Cinesico

·  Espressioni facciali

Sempre secondo P.Ekman, le espressioni facciali generano l'esperienza emotiva corrispettiva, rispetto ad un paradigma di induzione muscolare e che nel 1884 James, dopo il laboratorio di Wundt a Lipsia, definisce le emozioni come “il sentire” to feel, definendo una teoria periferica per l'emozione, quale meccanismo retroattivo dalla periferia dell'organismo, al sistema nervoso centrale. L'evento emotigeno genera risposte neurovegetative e modificazioni neurofisiologiche.

Figura 3

 

In figura 3 la rappresentazione facciale di quelle che a maggioranza, sono riconosciute come le emozioni fondamentali:

Tristezza, Paura, Gioia, Disgusto, Rabbia, Sorpresa

Lowen dice che il volto è la prima cosa che si presenta al mondo ed è la prima cosa che si esamina in una persona. La parola volto, viene usata per identificare dell’individuo, il suo io. Quando una persona nasconde il suo volto, l’impressione che se ne riceve è che il suo io si senta umiliato, siamo soliti immaginare alla vergogna.

 

Talvolta, mistifichiamo il nostro stato d’animo, rispetto ad avvenimenti o persone, dissimulando le nostre emozioni con espressioni non congrue al nostro stato d’animo, ciò produce uno stato di tensione interna ed una rigidità dei muscoli interessati che a lungo andare, si cronicizzano, generando delle vere e proprie armature muscolari del viso, che nel tempo si forgia in tal senso. Vedi figura 4

 

Il volto è la cartina tornasole delle contrazioni, dei centocinquantaquattro muscoli che formano il nostro viso, una vera e propria maschera, capace d’interpretare tutti gli stati d’animo della persona e di dissimularne altrettanti.

 

 

 

 

 

 

Figura 4

 

I muscoli facciali:

·       i muscoli temporali , sono quelli che muovono mascelle e occhi, è chiaro che il movimento degli occhi e la contrazione delle mascelle in determinati momenti, possano dare una lettura di congruità o meno del discorso;

 

 

 

·       i muscoli pellicciai, questi sono proprio tanti e sono molto sensibili ad ogni cenno di nervosismo o di emozione, ne esamineremo alcuni cercando dare spiegazione della loro funzione meccanica e psicologica: vedi tabella 1 e figura 5

Pos.

Muscolo

Funzione Meccanica

Funzione Psicologica

1

Piramide

arriccia l’attaccatura del naso

Dubbio e Tensione

2

Frontale

eleva le sopracciglia, corruga la fronte

Impressionabilità, Emozione suscitata da ciò che si percepisce

3

Frontale laterale

eleva la parte laterale della fronte ed il punto più esterno delle sopracciglia, corruga la fronte lateralmente

Sorpresa, Curiosità riflessiva;

4

Sopracciliare

corruga lo spazio fra le ciglia

Preparazione ad agire, Concentrazione

5

Sopracciliare verticale

arriccia l’attaccatura del naso

Perseveranza fino all’ostinazione, Rigidità

6

Elevatore della palpebra

permette il movimento della palpebra

Se è rilassato indica la condizione di distensione dell’individuo

7

Orbitale

abbassa il punto più esterno del sopracciglio

forte attenzione a ciò che si sta facendo

8

Presettale

Rigonfia la palpebra inferiore

Stanchezza

9

Orbicolare dell’occhio superiore

Modifica la naturale curvatura del sopracciglio

Brio, contentezza

10

Orbicolare palpebrale

Avvicina le palpebre

Intento di penetrazione

11

Traverso del naso

Arriccia il naso

Nervosismo, Rigidità

12

Elevatore superficiale

Arriccia il naso

Percezione pessimistica della situazione

13

Dilatatore delle narici

Ingrandisce l’orifizio delle narici

Desiderio sensuale

14

Mirtiforme

Restringe l’orifizio delle narici e gonfia il labbro superiore

Opposizione

15

Elevatore profondo

Solleva il labbro superiore e scopre i canini

Desiderio d’imporsi

16

Piccolo zigomatico

Eleva il labbro superiore e gli angoli della bocca

Sofferenza

17

Grande zigomatico

Permette il sorriso del labbro superiore

Piacere

18

Buccinatorio

Permette il sorriso del labbro inferiore

Piacere sensuale

19

Risorio

Porta indietro l’angolo della bocca

Indipendenza, Piacere e soddisfazione in rapporto all’azione

20

Orbicolare della bocca esterno

Rende più curva la bocca, come quando si soffia, si bacia o si succhia

Avidità

21

Orbicolare della bocca interno

Chiude e assottiglia le labbra

Chiusura nei confronti del mondo

22

Canino

Crea un rigonfiamento al labbro inferiore

Autocompiacimento ed orgoglio

23

Triangolare

Abbassa le commessure labbiali

Inclinazione a temere il peggio

24

Quadrato del labbro inferiore

Porta in basso il labbro inferiore

Indecisione

25

Quadrato del del mento

Porta in basso il mento

Forza di volontà

26

Pellicciaio

Sposta in basso la Commessura delle labbra

Intenzione di agire

27

Auricolare

Muove il padiglione dell’orecchio

La sua mobilità indica cambiamenti emotivi

 

 

 

 

 

 

 

 


Figura 5

 

 

 

 

 


·       Movimento del Corpo

 

Anche il corpo come il viso fa da cartina torna sole, delle emozioni profonde che stiamo provando ed anche in questo caso atteggiamenti incongrui e ricorrenti, tendono a cronicizzarsi, dando vita al carattere della persona, che secondo Wilhelm Reich, ha dei riflessi visivi sull’atteggiamento posturale dell’individuo a causa delle contrazioni muscolari, sempre presenti a causa dei blocchi emotivi che la persona mette in atto per non sentire l’angoscia prodotta da certe situazioni indesiderate o pericolose.

 

Il corpo soprattutto nelle parti periferiche è la parte solitamente più trascurata al controllo cosciente e proprio per questo rivelatrice di disagi e incongruenze che il linguaggio analogico rivela.

 

Wilhelm Reich ha eseguito interessanti studi che hanno portato ad individuare delle vere e proprie armature muscolari o corazze muscolari.  Secondo Reich il carattere non sarebbe altro che il modo di reagire agli eventi della vita da parte di una persona. L’analisi dei diversi caratteri, scrive Reich “ è in grado di dimostrare che si tratta semplicemente di diverse forme dell’armatura dell’io. Dietro l’esagerata gentilezza dell’uno agisce storicamente non meno angoscia di quella che condiziona l’altro. La differenza sta solo nel fato, un destino diverso ha indotto una persona a risolvere, la propria angoscia in un determinato modo e l’altra in un altro modo.”  In effetti egli sostiene che: attraverso i blocchi muscolari - emotivi si possono identificare i dati caratteristici del carattere di una persona; In tal senso per Reich, il carattere è un meccanismo di protezione, agli stimoli esterni. Reich suddivide il corpo in sette segmenti entro i quali avvengono i blocchi emotivi che si riflettono in blocchi muscolari, i quali come nel caso delle contratture meccaniche – muscolari hanno la funzione di difesa dell’organismo all’esposizione di guai peggiori, per l’appunto in questo caso, l’esposizione ad angosce pericolose,

Figura 7

 

 

 


OCULARE

ORALE

CERVICALE

 

TORACICO

 

DIAFRAMMATICO

 

ADDOMINALE

 

PELVICO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


I segmenti sono: oculare, orale, cervicale, toracico, diaframmatico, addominale, pelvico ” vedi figure 6 e 7”. Reich definisce vari tipi caratteriali: Schizoide, Orale, Psicopatico, Masochista e Rigido, definendo per ogni tipo caratteriale, le condizioni che hanno pre-determinato il carattere, i blocchi tipici, l’aspetto posturale derivante, che indubbiamente condiziona anche involontariamente la presentazione di sé “che abbiamo visto nel capitolo 2 paragrafo 4” .

 

I tipi caratteriale, vengono ben suddivisi ed individuati, attraverso la combinazione di talune zone di blocco, che si determinano in funzione della psicologia messa in atto per difesa dal soggetto.

I blocchi possono determinarsi, per difesa rispetto ad avvenimenti di vita anche in età neonatale o addirittura pre-natale, a causa dell’interazione madre – figlio si possono determinare sin dalla fase di suzione, sentimenti di deprivazione ( il caso del Tipo Orale) o di dissociazione dai sentimenti ( il caso del Tipo Schizoide) ecc.

Effetti di questi blocchi, dal punto di vista bioenergetico, possono essere talvolta la frammentazione delle energie, altre la dissipazione delle stesse, altre ancora l’accumulo in una determinata area a svantaggio di altre, che restano alla periferia dei sentimenti oltre che di energia.

 

 

 

Nel tipo ideale, che è in realtà inesistente.

Le frecce indicano la direzione degli impulsi.

 

CAPO

 

 

 

MANO

 

MANO

 

 

 

 

 

PIEDE

 

PIEDE

 

 

 

GENITALI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Tabella n.2 -  TIPI CARATTERIALI di Reich

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 L’allievo di Reich, Alexander Lowen, ha messo appunto un sistema formato da esercizi fisici, contatti e posizioni, nonché tecniche respiratorie, per realizzare una sana integrazione fra corpo e mente la Bioenergetica “.                          

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3.2 Sistema Aptico

Attiene alla comunicazione del modo e della frequenza con la quale si ricerca il contatto fisico nella comunicazione non verbale, cosa esso ci comunica, relativamente ad un disagio ad un momento di gioia o ad un atto sessuale.

 

 

·       Movimento delle mani

 

A chiudere il sistema cinesico, vi sono le mani ed i loro movimenti inconsapevoli, anche se in misura inferiore rispetto a gambe e piedi (data la maggiore esposizione alla vista altrui, si tende ad un maggiore controllo, che non è mai totalitario ), le mani sfuggono al nostro controllo e possono essere indicatori di disagi o incongruità dei messaggi che diamo.

Per le mani come per il viso, essendo parte di un armamentario spesso controllato dalla nostra coscienza, vanno osservati con cura allo scopo di capire se si tratti di atti premeditati o spontanei, non è difficile notare casi di persone che parlando dell’esigenza di pace, battano i pugni contro la scrivania, segnale evidente d’incongruenza fra messaggio verbale e non verbale (comunicazione digitale ed analogica)

L’uso deliberato, più o meno accentuato delle mani , come per altri strumenti della comunicazione, possono essere condizionati da fattori culturali ed etnici.

 

3.2 Sistema Aptico

 

La Percezione aptica è il processo di riconoscimento degli oggetti attraverso il Tatto. La percezione aptica deriva dalla combinazione tra la percezione tattile data dagli oggetti sulla superficie della pelle (viene letta la conformazione e la rugosità degli oggetti) e la Propriocezione che deriva dalla posizione della mano rispetto all'oggetto.

Le persone possono rapidamente ed in modo accurato identificare un oggetto tramite il tatto. Il riconoscimento avviene tramite una procedura di esplorazione come ad esempio muovere le dita sulla superficie dell'oggetto oppure tenendo l'oggetto intero in mano.

Gibson definisce il sistema aptico come la "sensibilità dell'individuo verso il mondo adiacente al suo corpo". Gibson e altri enfatizzano lo stretto nesso tra la percezione aptica ed i movimenti del corpo.

La percezione aptica deriva inoltre dalle forze sperimentate durante la tastazione degli oggetti. Fonte: Wikipedia

La propriocezione è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista. La propriocezione assume un'importanza fondamentale nel complesso meccanismo di controllo del movimento. Fonte: Wikipedia

 

L'aptica e il contatto corporeo.                                          


oltre all’aspetto percettivo, il sistema aptico nel nostro caso specifico, attiene al contatto corporeo e cosa esso possa significare in termini di bisogno fondamentale della persona, in che modo può influire sul linguaggio non verbale, per esempio, nei bambini in riferimento ai tipi di attaccamento (esperimento scimmia/fantoccio).

In particolare è utile notare la tipologia e la sequenza del contatto, la reciprocità, la ricerca più o meno frequente, se questo avvenga in condizioni di simmetria oppure di asimmetria di ruoli.

 

Il toccare l'altro è un atto comunicativo che influenza la natura e la qualità della relazione e che esprime diversi atteggiamenti interpersonali → nei rapporti amorosi il contatto invia messaggi di affetto, coinvolgimento e attrazione sessuale.
Il contatto corporeo serve anche a comunicare una relazione di dominanza e di potere poiché di solito le persone che occupano una posizione sociale dominante hanno la libertà di toccare coloro che sono in posizione con minor potere. In altre circostanze invece il contatto è regolato attraverso rituali che vi attribuiscono uno specifico significato legato al contesto in uso (es. baci per salutare).


Il contatto corporeo ha molteplici effetti: una persona che tocca è ritenuta cordiale, disponibile ed estroversa → favorisce empatia e accondiscendenza; al contrario il contatto corporeo può suscitare reazioni negative di fastidio e di irritazione.
Ci sono molte differenze culturali anche per l'aptica.
Fonte www.tesionline.it 

 

 

 

3.3 Sistema Paraverbale

 

 

La voce è rivelatrice dell’autenticità degli stati emotivi e gli atteggiamenti interpersonali di una persona, in ogni caso per evitare di cadere nelle trappole della dissimulazione, sarà sempre utile, prendere in esame più canali contemporaneamente e più dati per ogni canale, questo basandoci sul fatto che un controllo totale appare alquanto impensabile da sostenere, soprattutto nel tempo; i caratteri vocali come il riso ed il pianto, le vocalizzazioni che sostengono il discorso, come mhm, eh, ah, ecc., unite alle caratteristiche extralinguistiche dettate dall’anatomia tipica di ogni persona, consentono d’identificarne la voce (timbro della voce) .

Il paraverbale o paralinguistico, non attiene nè alla sintassi, nè alla semantica ma valuta altri fattori quali:  il tono della voce ( acuto, basso), il volume ( debole, forte), l’accento con cui si enfatizza la pronuncia delle parole, la velocità del parlato.

 

Ad esempio, la paura può provocare  un aumento del tono della voce, e del ritmo del parlato, mentre una persona triste tende a parlare lentamente e con un tono di voce basso.

Allo stesso modo il tono della voce assume significati diversi, a seconda dell’enfasi e quindi dell’emozione utilizzata nel discorso, ad esempio: il giudizio dei professori sul rendimento scolastico di uno studente:

a.     “Niente male” (con un tono deluso e sfiduciato)

b.     “Niente male” (con un tono incoraggiante, ma non ancora appagato)

c.     “Niente male”  (con un tono ottimista e fiducioso)

Sebbene gli insegnanti utilizzino la stessa frase, il ragazzo ha tre diverse valutazioni, utilizzando toni diversi; nel primo caso i risultati scolastici sono definiti mediocri, nel secondo quasi sufficienti, nel terzo ottimi.


Il cambio di tono in un discorso, serve a dare importanza ai messaggi, dare sicurezza, autorevolezza a ciò che si dice. La tonalità della voce può rendere congruo oppure incongruo un messaggio, spesso un discorso apparentemente serio, può essere reso comico grazie alla sapienza comunicativa dell’attore nell’uso del tono, delle pause, cioè del ritmo e così via.

Anche la disposizione delle parole nelle frasi può modificare il significato di un’espressione.
ad esempio:

1.     È intelligente, ma non s’impegna.


2. Non s’impegna, ma è intelligente.

L’aspetto non verbale di questo ragionamento apparentemente, appartenente al comparto della sintassi, sta nel fatto che solitamente, mettiamo in primo piano ciò che è reale ed in secondo piano una frase di bilanciamento.

 

In ogni caso il linguaggio non verbale assume grande importanza nella comprensione di un discorso, sia per il counselor che per il cliente, visto che da più parti gli si attribuisce buona parte del significato del discorso, circa il 38%, che se sommato al 55% del restante canale non verbale, raggiungono insieme il 93% della comunicazione.

Bene, siamo arrivati al punto di poter  definire che il linguaggio verbale,” digitale ” ha in una conversazione il peso del 7% , questo è un aspetto che il Counselor deve tener ben presente nella sua fase d’ascolto; per cui chi trascurasse quest’aspetto, basandosi sull’esclusiva valutazione del linguaggio verbale, rischierebbe di vedere mutilata sia  la sua capacità d’ascolto che di rimando e senza accorgersi, per tutti gli sforzi che potrebbe fare, darebbe al cliente la sensazione di non essere ascoltato abbastanza o peggio di non essere compreso.

 

 

 

3.4 Prossemica

 

Un altro aspetto che influisce sulla comunicazione analogica è la prossemica, cioè la distanza interpersonale e il modo in cui si vanno a occupare gli spazi.

Il termine inglese da cui deriva è proximity, prossimità.

Accade continuamente, pensiamo di non curarcene, che certe cose siano involontarie o casuali, in realtà, noi decidiamo sempre e lo facciamo per vari motivi a seconda del nostro ceppo etnico o culturale ma anche per interpretazioni più personali.

Quando siamo nella sala d’aspetto di un medico o al cinema, la cosa che accade più spesso è di lasciare un vuoto fra noi, il nostro gruppo e gli altri, ci sediamo seguendo degli schemi che variano, secondo il sesso, delle persone già presenti, dell’età, delle similitudini, delle differenze, tutto questo avviene in pochi istanti e apparentemente senza il nostro coinvolgimento decisionale. Quando invece, come nel caso dell’autobus o dell’ascensore siamo costretti per motivi di mancanza di spazio a soprassedere a questa regola, reagiamo irrigidendoci o spostando la nostra attenzione nel guardare la targhetta del peso massimo trasportabile, per nascondere l’imbarazzo. Le origini di questo comportamento vengono da lontano, entra in gioco il nostro io atavico ed il senso d’inferiorità, stare vicino ad esseri della propria specie e lontano dalle belve feroci, ad una distanza minima di sicurezza che consentisse la fuga, era salvifico sia per l’uomo primitivo che per tante specie animali.

 

In definitiva, anche oggi, in assenza di belve feroci, l’uomo ha una attenta gestione dello spazio fisico, che ci comunica qualcosa in riferimento a noi stessi ed agli altri. Una Bolla Prossemica ci avvolge, ci protegge ed è uno strumento di dialogo continuo nelle relazioni quotidiane, attraverso la lettura dell’uso che le persone fanno dello spazio intorno a loro, possiamo leggere una serie di fatti: il grado di intimità fra le persone, di dominanza o inferiorità, di ceppo d’appartenenza, di familiarità, di amicizia, di conoscenza, di ruolo come nel caso della distanza pubblica per esprimersi al meglio e con voce alta al pubblico, secondo uno secondo di ruolo e contro ruolo.

 Il termine è stato introdotto dall'antropologo Eduard T. Hall  nel 1963 per indicare lo studio delle relazioni di vicinanza nella Comunicazione interpersonale.  Hall ha osservato che la distanza sociale è correlata con la distanza fisica ed ha definito e misurato quattro 'zone' interpersonali:

È bene precisare che lo studio di Hall è stato eseguito sulla popolazione nord americana, pertanto la quantificazione metrica è valida per quelle popolazioni, mentre la classificazione generale è estendibile a qualunque gruppo sociale.

 

1.  La distanza intima, la distanza del conforto, della lotta, della protezione (da zero a 45 cm.)

2.  La distanza personale, la distanza della sfera protettiva del sé o zona cuscinetto (da 45 cm. a 75 cm., sino a 120 cm.)

3.  La distanza sociale, il limite di dominio in cui si esprime il rapporto con lo spazio (da 1,20 m. sino a 3,60 m.)

4.  La distanza pubblica, tipica delle situazioni protocollari e ufficiali (dai 3,60 m. ai 7,5 m.) - , che non vanno però assunte in senso rigidamente metrico, bensì come intervalli indicativi della direzionalità di processi influenzati da molteplici fattori. Fonte : Francesca Pregnolato, antropologo culturale, PhD in Antropologia fisica (1986), ha condotto numerose ricerche sugli spazi di lavoro in aziende del gruppo Olivetti (1984/2000) /sito treccani:it

 

Per la zona intima, il punto di vista di Francesco Pedrini, allievo e collaboratore di  Lowen e Grossman, di dichiarata matrice bioenergetica, è che questa è l’area affettiva per eccellenza,  essa si estende dal punto in cui ci troviamo fino all’estremità del nostro braccio, tenuto a contatto con il corpo. Secondo il Pedrini, parliamo della zona affettiva per eccellenza, in quanto a quella distanza non si potrebbe sferrare un pugno all’interlocutore, ma per fare ciò,  bisognerebbe indietreggiare nella zona personale.

 

È bene notare che pur essendo lo schema su indicato estendibile all’essere umano in generale, nel particolare vi sono notevoli differenze interpretative che variano per nazionalità o anche per interpretazioni locali o personali.

In tal senso, rileviamo il modo d’interpretare la proprietà privata da parte degli statunitensi, pensiamo alle tipiche ville americane costruite senza barriere, ai Tedeschi che invece richiedono una privacy più spinta, ritenendo una violazione della stessa il solo volgere lo sguardo nel proprio giardino da parte di un estraneo. Ancora è singolare la differenza con i Giapponesi e gli arabi, abituati a relazionarsi a distanze molto più ravvicinate rispetto ai popoli nord europei; tant’è che in giapponese non esiste la traduzione letterale di privacy, le persone vivono vari ambienti secondo l’ora o la stagione, tutti insieme ed al centro della stanza, dove sono posti gli arredi a differenza degli occidentali che pongono gli arredi sulle pareti, eppure fra gli stessi Giapponesi ed Arabi esistono sostanziali differenze nell’interpretare gli spazi casalinghi. Anche fra inglesi ed americani, vi sono esigenze di privacy diverse nel vivere gli ambiti domestici, gli americani richiedo l’uso privato di una camera , gli inglesi sono abituati a vivere tutti insieme.

 Vi sono anche differenze concernenti le angolazioni, per esempio gli italiani prediligono la relazione frontale mentre Francesi ed Inglesi preferiscono porsi di fianco all’interlocutore.

L’angolazione, in ogni caso ha vari significati, per esempio può capitare di vedere tre ragazzi dialogare, due dei quali più intimi sono posti di fianco ed il terzo in una gerarchia di diversa condivisione e complicità si ritrova di fronte. La stessa cosa avviene soventemente quando a dialogare vi sono 2 donne ed un uomo, anche se comunque prevale sempre il grado d’intimità fra le persone che prendono parte alla relazione. L’angolazione ha anche altri significati, per esempio negli incontri intimi, dove è importante poter osservare da vicino lo sguardo dell’altro per leggerne le emozioni in modo istantaneo.

 

Conclusioni:

Il linguaggio non verbale è uno strumento per il Counselor imprescindibile nel suo lavoro, porre attenzione al come si comunica e come comunica il cliente è importante, come ci dice il primo assioma della comunicazione, volente o no, comunichiamo sempre, anche quando pensiamo di non farlo; partendo da questo assunto, possiamo percepire e rimandare al cliente le cose dette e quelle fra virgolette non dette o potremmo meglio dire, non dette attraverso i canali soliti; definire il timbro della conversazione, la punteggiatura degli scambi, la parte descrittiva e quella affettiva della relazione, aiuta il counselor ad una meta-comunicazione ed il cliente ad una meta-comprensione.

È proprio la comprensione il primo atto del auto-cambiamento, ogni volta che vi è comprensione diversa, le risposte dell’individuo saranno diverse.

 

Abbiamo visto quanto la CNV aiuti alla maggiore comprensione delle emozioni, di quanto queste sono espresse più attraverso il linguaggio NV che con il linguaggio verbale e che questo linguaggio, quello delle emozioni, lascia traccia sul nostro corpo e sul viso e che attraverso queste tracce, possiamo riconoscere il tipo caratteriale del soggetto; è bene dire a tal proposito, onde fugare immediatamente dubbi in merito ad aspirazioni interpretative, che queste rivelazioni sono di aiuto a percepire il modo nel quale il cliente si difende da certe angosce, attraverso il modo in cui blocca il fluire delle emozioni e delle energie, non certo per pensare di fare un identikit della persona, che risulterebbe quasi sempre errato.

Ancora qualche parola, per dire che l’errore sarebbe non solo per l’aspetto interpretativo ma metodologico, centrandosi in quel caso non sulla persona ma sul modello.

 Il cliente ci dirà molto, proprio utilizzando il corpo come strumento di dialogo ed il Counselor allo stesso modo potrà rispecchiare al cliente quella conversazione, in modo da aiutarlo a comprendere egli stesso il contenuto del suo messaggio, che talvolta potrebbe inglobare dei sunti emotivi rilevanti, di cui il cliente stesso non ha ancora coscienza.

Anche la prossemica del cliente deve essere ascoltata, ogni movimento in avanti o indietro o di cambio di posizione, riflette un movimento emotivo nel cliente, di cui il Counselor ha la responsabilità di cogliere e restituire, quello che Carl Rogers definisce come “ Il riflesso del sentimento”.

È bene per il Counselor, lo dico per primo a me stesso, si ponga in un ascolto fluttuante, di un’attenzione non rivolta al particolare, quanto al contenuto espresso d’intenzione - contenuto-emozione, cioè un meta-ascolto; partendo da una sua predisposizione empatica, come un musicista, colga e risuoni, attraverso lo strumento “ del sé stesso ” le più piccole vibrazioni, come se fosse l’altro, solo così, l’altrui persona potrà avere vantaggio, di riascoltare le proprie note, cogliendo di volta in volta quella dissonante.

 

Bibliografia:

(IL LINGUAGGIO SEGRETO DEL CORPO – Francesco Padrini De Vecchi editore- gennaio 2000)

(Psicologicamente – Manuale di Psicologia della Comunicazione- Marina Asprella Libonati- Fulvia Russiello- editore CLITT – anno 2012)

www.studiamo.it/pages/comunicazione-la-comunicazione-non-verbale

http://www.srcomunicazione.it/le-discipline-analogiche

http://spazioinwind.libero.it/risvegliodiadamo/la_dinamica_del_cervello.htm

http://www.psicoanalisibookshop.it/schedaarticolo_stampa.asp?ID=820

http://microespressioni.wordpress.com/2012/09/24/il-valore-del-paraverba

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